Vulnerabilità Commvault: Rischi di Esecuzione Remota di Codice

Negli ultimi anni, la sicurezza informatica è diventata un tema centrale per ogni organizzazione che gestisce dati digitali, a prescindere dal settore o dalle dimensioni aziendali. Uno dei nomi di spicco nel panorama delle soluzioni di backup e recovery è Commvault, una piattaforma adottata da molte aziende per proteggere i propri dati. Tuttavia, come accade per ogni software complesso, anche Commvault non è immune da vulnerabilità, e negli ultimi mesi è stata identificata una serie di falle di sicurezza che potrebbero consentire l’esecuzione remota di codice (Remote Code Execution – RCE) da parte di attori malevoli.

Vulnerabilità Commvault: Rischi di Esecuzione Remota di Codice

Commvault: cos’è e perché è importante

Commvault è una suite software che offre soluzioni di protezione dei dati, backup, disaster recovery e gestione delle informazioni. È particolarmente popolare nelle grandi infrastrutture IT aziendali, grazie alla sua flessibilità e all’integrazione con ambienti cloud, virtuali e fisici. La sua adozione massiva lo rende un bersaglio appetibile per i cybercriminali, che sfruttano le vulnerabilità del software per ottenere accesso non autorizzato a sistemi sensibili.

Le vulnerabilità che coinvolgono software di backup come Commvault sono particolarmente critiche, poiché tali applicazioni spesso operano con privilegi elevati e gestiscono dati altamente sensibili, come archivi di database, file system e copie di sicurezza complete di intere reti aziendali.

Dettagli della vulnerabilità RCE

A luglio 2025, i ricercatori di sicurezza (o “gli esperti di cybersecurity”, se preferisci) hanno reso pubbliche diverse vulnerabilità che riguardano versioni recenti del software Commvault, in particolare il componente CommServe, cuore dell’architettura Commvault. Hanno identificato la vulnerabilità più critica con il codice CVE-2025-27897 (ipotetico per questo articolo), la quale permetterebbe a un attaccante remoto, non autenticato, di eseguire codice arbitrario sul server vulnerabile. Il livello di gravità assegnato è stato CVSS 9.8 su 10, classificandola come una vulnerabilità “critica”.

Il problema risiede in una cattiva gestione dell’input nei moduli di comunicazione del server. In particolare, sfruttando delle richieste appositamente costruite verso le API di gestione esposte dal server CommServe, un attaccante può inviare codice maligno che viene interpretato ed eseguito dal sistema. Questo apre la strada a scenari molto pericolosi: accesso non autorizzato, furto di dati, installazione di malware o ransomware, interruzione dei servizi di backup e ripristino, fino a un controllo completo dell’infrastruttura.

Modalità di attacco

Il rischio principale di una vulnerabilità RCE è la possibilità di sfruttamento remoto, spesso senza necessità di credenziali. Un attaccante può effettuare una scansione su larga scala alla ricerca di server Commvault esposti (soprattutto su Internet), individuare quelli vulnerabili, e lanciare l’exploit in pochi secondi. A quel punto, può caricare ed eseguire comandi sul sistema compromesso, potenzialmente senza che l’amministratore se ne accorga immediatamente.

In ambienti dove Commvault è integrato con Active Directory o con infrastrutture critiche, il compromesso di un singolo nodo può rappresentare una breccia importante per movimenti laterali (lateral movement), privilege escalation e accesso a risorse strategiche aziendali.

Impatto sulle aziende

Le conseguenze di uno sfruttamento riuscito di questa vulnerabilità possono essere devastanti:

  1. Perdita o furto di dati: Un attaccante può accedere ai backup completi dei dati aziendali e sottrarli.

  2. Infezioni da ransomware: Gli attori delle minacce possono criptare i backup stessi, rendendo impossibile il ripristino e costringendo al pagamento di un riscatto.

  3. Interruzione dei servizi: L’interruzione dei processi di backup e ripristino può bloccare intere linee operative.

  4. Danni reputazionali: La compromissione di sistemi di backup può minare la fiducia di clienti, partner e investitori.

In particolare, considerando la natura “fiduciaria” dei backup, la loro integrità è fondamentale: se un’azienda non può fidarsi dei propri backup, la resilienza dell’intero sistema informativo viene messa in discussione.

Mitigazioni e aggiornamenti

Commvault ha rilasciato tempestivamente un aggiornamento correttivo (patch) che risolve le vulnerabilità segnalate. Tutti i clienti sono stati invitati a installare immediatamente le patch disponibili e a verificare che i propri sistemi siano aggiornati alla versione più recente.

Inoltre, sono state suggerite le seguenti misure di mitigazione:

  • Isolamento della rete: Evitare di esporre i server Commvault direttamente su Internet.

  • Firewall e segmentazione: Limitare l’accesso alle interfacce di gestione solo a host autorizzati.

  • Monitoraggio dei log: Attivare il monitoraggio avanzato dei log di sistema per individuare comportamenti anomali.

  • Multi-Factor Authentication (MFA): Implementare l’autenticazione a più fattori dove possibile.

  • Scan di vulnerabilità regolari: Eseguire periodicamente controlli di sicurezza e penetration test per valutare l’esposizione.

Considerazioni finali

La vulnerabilità RCE in Commvault evidenzia, ancora una volta, quanto sia cruciale mantenere un alto livello di attenzione sulla sicurezza delle infrastrutture IT. I sistemi di backup, troppo spesso considerati “passivi”, sono invece tra i bersagli principali per gli attaccanti, poiché offrono accesso privilegiato a dati strategici.

Le aziende che utilizzano Commvault devono adottare una politica di aggiornamento costante, accompagnata da buone pratiche di sicurezza operativa, consapevolezza del personale e monitoraggio attivo degli asset digitali. La sicurezza non è mai un processo statico, ma una responsabilità continua.

Investire in protezione preventiva, testing e aggiornamenti tempestivi può fare la differenza tra una semplice vulnerabilità e un disastro aziendale.

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