Nel mondo della cybersecurity, il SIEM (Security Information and Event Management) è uno degli strumenti più diffusi per il monitoraggio e l’analisi dei log di sicurezza. Le aziende lo utilizzano per raccogliere eventi da diverse fonti (firewall, server, endpoint, applicazioni) e centralizzare la visibilità sulle potenziali minacce.
Tuttavia, nonostante la sua diffusione, molti responsabili IT e analisti di sicurezza si lamentano dello stesso problema: le regole SIEM spesso falliscono. Non riescono a identificare le minacce reali, generano troppi falsi positivi e rischiano di intasare i team di sicurezza.
In questa guida analizziamo perché le regole SIEM falliscono e quali soluzioni concrete possono rendere questo strumento davvero efficace.
Perché le Regole SIEM Falliscono e Come Risolvere il Problema
Cosa sono le regole SIEM
Un SIEM si basa su regole di correlazione: istruzioni che definiscono come interpretare i log e quali eventi debbano essere considerati sospetti.
Esempio: una regola potrebbe segnalare un alert se un utente prova a fare login fallito 10 volte in un minuto.
In teoria, questo approccio dovrebbe permettere di intercettare comportamenti anomali. In pratica, però, le regole non sempre funzionano come previsto.
Perché le regole SIEM falliscono
1. Troppe regole statiche e rigide
La maggior parte dei SIEM viene configurata con centinaia di regole predefinite. Queste sono generiche e non tengono conto delle specificità di ogni azienda. Risultato: una valanga di alert irrilevanti che rendono impossibile distinguere i segnali importanti dal rumore di fondo.
2. Falsi positivi e “alert fatigue”
Molte regole SIEM scattano per eventi normali che vengono interpretati come sospetti. Questo genera falsi positivi, ovvero allarmi inutili. Gli analisti finiscono per ignorare anche quelli veri, un fenomeno noto come alert fatigue.
3. Mancanza di aggiornamento
Le minacce informatiche evolvono rapidamente, ma spesso le regole restano ferme. Se non vengono aggiornate regolarmente, diventano inefficaci contro i nuovi attacchi.
4. Scarso contesto
Le regole SIEM analizzano singoli eventi, senza collegarli a un quadro più ampio. Ad esempio, un login da un Paese estero può sembrare sospetto, ma senza sapere che l’utente è in viaggio, l’allarme diventa fuorviante.
5. Complessità di gestione
Scrivere e mantenere regole SIEM efficaci richiede tempo e competenze. Molte aziende non hanno risorse interne dedicate e si limitano a utilizzare set preconfezionati, poco aderenti alle loro reali necessità.
Esempi concreti di fallimento delle regole SIEM
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Attacco brute force mascherato: un SIEM può segnalare solo login falliti ripetuti, ma non collegare tentativi distribuiti su più account.
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Movimenti laterali in rete: le regole statiche non intercettano pattern complessi come un utente compromesso che accede a più sistemi.
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Insider threat: un dipendente con credenziali legittime può rubare dati senza far scattare le regole standard.
Come risolvere il problema delle regole SIEM
La buona notizia è che i limiti delle regole SIEM non significano che lo strumento sia inutile. Significa solo che deve essere potenziato e gestito meglio.
1. Personalizzare le regole
Ogni azienda ha processi e rischi specifici. Invece di affidarsi solo alle regole predefinite, è fondamentale creare regole su misura, basate sul proprio ambiente IT e sul proprio modello di rischio.
2. Integrare il contesto
Le regole diventano più efficaci se collegate ad altre informazioni: geolocalizzazione degli utenti, orari lavorativi, ruoli aziendali. Questo riduce i falsi positivi e aumenta la precisione.
3. Automatizzare la gestione degli alert
Un SOAR (Security Orchestration, Automation and Response) integrato al SIEM può automatizzare le risposte di primo livello: chiudere un alert noto, bloccare un indirizzo IP, isolare un endpoint compromesso.
4. Usare l’analisi comportamentale (UEBA)
Invece di regole statiche, molte aziende stanno introducendo sistemi di User and Entity Behavior Analytics (UEBA), che apprendono i comportamenti normali e segnalano solo deviazioni reali.
5. Aggiornamento continuo
Un SIEM deve essere alimentato costantemente con nuove regole, indicatori di compromissione (IoC) e dati di threat intelligence. Solo così resta efficace contro le minacce emergenti.
6. Formare il team di sicurezza
La tecnologia da sola non basta: serve un SOC (Security Operations Center) con analisti preparati, in grado di interpretare gli alert e di adattare le regole in base alle esigenze dell’azienda.
Il futuro del SIEM: dall’analisi manuale all’intelligenza artificiale
I limiti delle regole SIEM stanno spingendo il mercato verso soluzioni più avanzate. Sempre più fornitori stanno integrando:
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Machine Learning → per identificare pattern complessi impossibili da codificare in regole statiche.
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Intelligenza artificiale predittiva → capace di correlare eventi in tempo reale e prevedere possibili attacchi.
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Cloud SIEM → con aggiornamenti centralizzati e scalabilità immediata.
In questo modo il SIEM evolve da semplice “generatore di alert” a piattaforma intelligente di rilevamento e risposta.
Perché le Regole SIEM Falliscono e Come Risolvere il Problema: Conclusione
Le regole SIEM falliscono perché spesso sono rigide, generiche e poco contestualizzate. Generano troppi falsi positivi, non tengono il passo con l’evoluzione delle minacce e diventano ingestibili senza un team dedicato.
La soluzione non è abbandonare il SIEM, ma potenziarlo con regole personalizzate, automazione, analisi comportamentale e aggiornamenti continui.
Solo così questo strumento può tornare a essere il cuore della difesa informatica aziendale, riducendo i rischi e migliorando la capacità di risposta agli attacchi.
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