Google modifica il Play Store per evitare sanzioni DMA

Il 2025 è un anno cruciale per le big tech in Europa. Dopo l’entrata in vigore del DMA (Digital Markets Act), aziende come Google, Apple, Meta e Amazon si sono trovate costrette a modificare le proprie piattaforme per evitare sanzioni salatissime. Una delle mosse più recenti riguarda Google Play Store, lo store ufficiale di app per Android, che ha subito cambiamenti importanti proprio per rispettare le nuove regole imposte dall’Unione Europea.

Vediamo insieme quali sono queste modifiche, perché sono state introdotte e cosa cambierà per utenti e sviluppatori.

Google Modifica il Play Store per Evitare Sanzioni DMA

Cos’è il DMA e perché riguarda Google

Il Digital Markets Act è una normativa europea pensata per limitare il potere dei cosiddetti “gatekeeper digitali”, ovvero quelle aziende che gestiscono piattaforme online talmente grandi da controllare l’accesso di milioni di utenti e sviluppatori al mercato digitale.

Google, con il suo ecosistema Android e in particolare con il Play Store, rientra pienamente in questa definizione. Il DMA punta a:

  • Garantire maggiore concorrenza tra gli store di app.

  • Offrire agli utenti più libertà di scelta nei servizi e nelle app da utilizzare.

  • Impedire pratiche considerate anticoncorrenziali, come l’obbligo per gli sviluppatori di usare solo sistemi di pagamento imposti dalla piattaforma.

Le sanzioni previste per chi non rispetta le regole sono pesantissime: fino al 10% del fatturato globale annuo, con la possibilità di arrivare addirittura al 20% in caso di violazioni ripetute. Ecco perché Google ha deciso di adeguarsi in fretta.

Le modifiche principali al Google Play Store

Per evitare di incorrere in multe miliardarie, Google ha avviato una serie di modifiche al suo Play Store in Europa. Le novità principali sono tre:

1. Sistemi di pagamento alternativi

Una delle richieste più forti del DMA riguarda la libertà per gli sviluppatori di utilizzare metodi di pagamento diversi da quelli interni di Google.
Fino a poco tempo fa, chi voleva vendere app o contenuti digitali sul Play Store era obbligato a passare dal sistema di fatturazione di Google, con commissioni che arrivavano fino al 30%.

Con le nuove regole, gli sviluppatori potranno integrare sistemi di pagamento esterni, risparmiando sulle commissioni e offrendo agli utenti più opzioni (come PayPal, Stripe o carte dirette).

2. Installazione di app da store alternativi

Un altro cambiamento riguarda la possibilità, per gli utenti Android in Europa, di installare facilmente app provenienti da store di terze parti.
In passato, anche se Android ha sempre consentito il “sideloading” (installazione manuale di APK), Google aveva posto molte limitazioni, scoraggiando di fatto questa pratica.

Ora, invece, dovrà garantire procedure più semplici e trasparenti, senza messaggi fuorvianti che facciano sembrare pericolosa ogni installazione esterna.

3. Maggiore trasparenza sugli algoritmi

Il DMA richiede anche più trasparenza su come vengono mostrate le app nei risultati di ricerca del Play Store. Google dovrà chiarire i criteri di ranking, evitando di favorire sistematicamente le proprie app a scapito dei concorrenti.

Cosa cambia per gli utenti

Per chi utilizza ogni giorno uno smartphone Android, le novità potrebbero sembrare sottili, ma in realtà hanno un impatto significativo:

  • Più libertà di scelta: sarà possibile scaricare app anche da altri store ufficiali (per esempio quello di Epic Games o di altre aziende) senza passaggi complicati.

  • Prezzi più competitivi: con sistemi di pagamento alternativi, gli sviluppatori potranno abbassare i costi, riducendo o eliminando le commissioni di Google.

  • Meno dipendenza da Google: sebbene il Play Store resterà il punto di riferimento principale, gli utenti avranno più margini per decidere dove e come scaricare le app.

Cosa cambia per gli sviluppatori

Se per gli utenti si parla soprattutto di libertà, per gli sviluppatori si tratta di una rivoluzione economica.

  • Potranno risparmiare sulle commissioni, scegliendo soluzioni di pagamento meno costose.

  • Avranno la possibilità di distribuire le proprie app su store alternativi senza penalizzazioni.

  • Potranno beneficiare di una maggiore trasparenza sui ranking del Play Store, riducendo la sensazione di competere in un terreno “sbilanciato” a favore di Google.

Ovviamente non mancano le sfide: doversi occupare di sistemi di pagamento esterni e garantire sicurezza agli utenti richiederà più attenzione e responsabilità da parte degli sviluppatori stessi.

Le critiche e i dubbi

Nonostante le modifiche annunciate, le reazioni non sono state tutte positive. Alcuni osservatori hanno sottolineato che Google ha sì aperto a nuove possibilità, ma con condizioni ancora poco chiare.

Per esempio:

  • I sistemi di pagamento esterni potrebbero comunque prevedere commissioni aggiuntive imposte da Google, anche se ridotte.

  • L’installazione di app da store alternativi, pur essendo più semplice, potrebbe comportare rischi di sicurezza, lasciando agli utenti la responsabilità di distinguere tra fonti affidabili e non.

  • Non è detto che gli sviluppatori più piccoli abbiano la forza di sfruttare appieno queste nuove libertà, mentre i grandi player potrebbero approfittarne meglio.

L’impatto sul mercato digitale europeo

Le modifiche al Play Store si inseriscono in un contesto più ampio: quello della lotta dell’Unione Europea contro i monopoli digitali. L’obiettivo del DMA è creare un mercato più equilibrato, in cui startup e aziende di medie dimensioni abbiano reali possibilità di competere con i colossi americani.

Per Google, questa è una sfida complessa: dovrà trovare un equilibrio tra rispetto delle regole, protezione della sicurezza degli utenti e mantenimento dei propri profitti.

Per gli utenti, invece, si prospetta un futuro con più libertà e concorrenza, ma anche con la necessità di prestare maggiore attenzione nella scelta delle app e delle modalità di pagamento.

Conclusione

La decisione di Google di modificare il Play Store per adeguarsi al DMA rappresenta un passaggio fondamentale nel rapporto tra big tech e istituzioni europee. Non si tratta di piccoli aggiustamenti, ma di cambiamenti strutturali che ridisegneranno il modo in cui gli utenti scaricano app e gli sviluppatori monetizzano i propri progetti.

Se da un lato l’Europa rivendica la vittoria di una maggiore tutela della concorrenza, dall’altro resta da capire come queste novità influenzeranno il mercato nei prossimi anni. Una cosa è certa: il tempo in cui i giganti digitali potevano agire senza regole stringenti sembra ormai finito.

 

 

 

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